Tutto questo è possibile non solo grazie ad una sicura disponibilità finanziaria, ma anche grazie alla partecipazione attiva di docenti e genitori, capaci di condividere quelli che riconoscono essere problemi comuni, alla ricerca di valide strategie.
Il disagio scolastico è una realtà che si presenta con molte facce, per farvi fronte è importante che tutti gli adulti coinvolti nel processo educativo siano in chiaro sui propri compiti e si dimostrino in grado di assumersi le responsabilità che il loro ruolo comporta. Tutti sappiamo che non è sempre facile, ma al tempo stesso che si tratta di un elemento fondamentale. Per citare l’ultimo esperto che ha tenuto una relazione presso la nostra scuola: ‘I ragazzi non si aspettano genitori o docenti perfetti, ma onesti ed affidabili’.
lunedì 10 maggio 2010
Interventi presso la Scuola Europea di Monaco
http://esmunich.de
Alla scuola europea di Monaco è stato così varato un documento ufficiale sul bullismo, discusso e condiviso nell’ambito di un corso di formazione per i docenti. Oltre alle tradizionali figure di supporto, due infermiere e quattro insegnanti distaccati in qualità di operatori psicopedagogici, è stata previsto uno sportello d’ascolto offerto da una docente che padroneggia le tre principali lingue di comunicazione, tedesco inglese e francese. L’associazione dei genitori (organismo molto attivo nella scuola) organizza e finanzia, in accordo con la direzione, giornate di formazione per i docenti e serate informative aperte a docenti e genitori con l’intervento di esperti esterni, in lingue diverse, su temi inerenti i problemi dell’educazione, sull’utilizzo eticamente corretto dei mezzi di comunicazione, sulla prevenzione del disagio e della dipendenza.
Alla scuola europea di Monaco è stato così varato un documento ufficiale sul bullismo, discusso e condiviso nell’ambito di un corso di formazione per i docenti. Oltre alle tradizionali figure di supporto, due infermiere e quattro insegnanti distaccati in qualità di operatori psicopedagogici, è stata previsto uno sportello d’ascolto offerto da una docente che padroneggia le tre principali lingue di comunicazione, tedesco inglese e francese. L’associazione dei genitori (organismo molto attivo nella scuola) organizza e finanzia, in accordo con la direzione, giornate di formazione per i docenti e serate informative aperte a docenti e genitori con l’intervento di esperti esterni, in lingue diverse, su temi inerenti i problemi dell’educazione, sull’utilizzo eticamente corretto dei mezzi di comunicazione, sulla prevenzione del disagio e della dipendenza.
Modalità di intervento
All’interno del sistema delle scuola europee esiste un documento inerente la protezione dell’infanzia, approvato nell’aprile del 2008 (2007-D-441-it- 5), che propone linee guida per garantire il benessere di tutti gli allievi. Il documento presenta una sintesi che si intende valida per tutti gli stati membri e mette in luce con particolare attenzione alcuni importanti aspetti: l’integrità morale di tutto il personale che lavora con bambini e adolescenti; l’importanza della formazione continua nel settore del disagio scolastico e possibili risposte/soluzioni; l’influenza sul benessere degli allievi dell’ambiente scolastico, che deve risultare sicuro e accattivante; la condivisione di obiettivi e compiti tra docenti e allievi; la responsabilizzazione dei ragazzi rispetto alla frequenza delle lezioni e l’importanza del buon esempio da parte del corpo docente; la sensibilizzazione degli allievi al problema crescente del bullismo e una chiara policy di prevenzione e di intervento, condivisa tra le varie parti: docenti, alunni, famiglie; la formazione dei docenti sul riconoscimento dei segnali e degli indicatori di abuso, sia fisici sia comportamentali.Non è sempre semplice applicare concretamente quanto previsto dal documento, è però sicuramente sempre più crescente la consapevolezza che problemi comportamentali, atti di bullismo o di vandalismo, persecuzioni cibernetiche e disinteresse per il proprio percorso di studi sono chiari indicatori di disagio e come tali debbano essere affrontati.
Il disagio e le sue cause
La definizione di disagio scolastico è di per sé ampia e investe molti aspetti di ordine sociale culturale ed economico. Alcuni macro indicatori sono il disinteresse dello studente per il proprio percorso scolastico, la deprivazione culturale che vi sottende e la noncuranza per cose e persone.
La scuola europea di Monaco si trova ad affrontare queste problematiche a causa di ragioni differenziate, ma facilmente rilevabili.
Il primo e forse più incisivo problema è dato dallo scarso o pressoché nullo legame con il territorio sul quale la scuola sorge, con conseguente atteggiamento di utenti sradicati: la scuola si trova infatti in un quartiere residenziale a sud-est della città, ma la sua utenza proviene, nella stragrande maggioranza dei casi, da quartieri diversi e spesso anche da piccoli località della regione. Questo implica non solo un lungo percorso casa scuola, ma anche la difficoltà di instaurare relazioni con il luogo in cui in bambini e i ragazzi trascorrono la maggior parte della loro giornata e anche con i compagni stessi.
Il secondo problema è dato dall’aspetto interculturale, di per sé un’opportunità pressoché unica di conoscere altre culture europee in una scuola che per definizione e per statuto tutela le minoranze, di fatto una realtà difficile da gestire per bambini che si trovano immersi in una realtà multiculturale molto complessa, ma che si rilevano incapaci di farvi fronte se non opportunamente sostenuti da scuola e famiglia. Il rischio è quello di sentirsi sradicati dal paese di origine, che può assumere la coloritura mitica del paese ideale, ma al tempo stesso di essere incapaci di farsi accogliere nel paese ospite, in quanto cittadini di serie B. Colpisce il fatto che la difficoltà di integrazione non sia un problema solo per le classi sociali più svantaggiate, ma anche per quelle più colte ed evolute.
Il terzo problema è dato dalla presenza, nella scuola, di un’utenza rappresentata per la stragrande maggioranza da figli di funzionari, ma anche dai figli di tutti i dipendenti della scuola e dell’EPO stesso. Ne risulta un forte discrepanza socioeconomica tra gruppi di alunni, che in alcuni casi si rivela essere anche culturale, ed una forma di sofferenza malcelata da parte dei meno abbienti per i compagni più fortunati. Ne risulta non tanto un comportamento positivo, teso a cogliere l’opportunità, quanto piuttosto un atteggiamento che oscilla tra il rassegnato e l’aggressivo, derivante da una lettura negativa della realtà: “per quanto faccia non avrò mai quello che hai tu”.
Il quarto problema è dato dalla presenza di famiglie spesso molto impegnate sul piano lavorativo, poco interessate ai reali bisogni dei figli, ma molto attente al percorso scolastico, che non deve prevedere smagliature di alcun tipo. Il minimo problema rischia di diventare, quindi, fonte di forte irritazione ed insicurezza, con conseguenti ricadute negative sul benessere di bambini e ragazzi.
Il quinto problema è dato dal regolamento della scuola, che prevede il distacco del personale docente presso la stessa per nove anni, al termine dei quali è previsto il rientro ai ruoli metropolitani. Questo implica, in alcuni casi, un calo nella motivazione dei docenti, consci del fatto che la prestazione messa in atto non servirà a mantenere la posizione acquisita, con conseguente ricaduta negativa nella didattica.
Il sesto ed ultimo problema è dato dalla gestione del management, costituito da un direttore generale e da due direttori aggiunti, uno per il ciclo materno e primario, l’altro per il ciclo secondario. Il fatto che i tre direttori provengano da nazioni diverse, che possano sussistere tra loro problemi di comunicazione non solo linguistica, ma anche culturale e che la delega delle differenti responsabilità sia lasciata ad ogni singola scuola e non sia chiaramente definita dalla normativa, implica delle zone d’ombra che si riflettono sulla gestione collettiva della scuola con ricadute problematiche a livello di condivisione degli obiettivi da raggiungere nell’ambito delle competenze sociali.Scolari ed alunni che possiedono spesso un ampio bagaglio di conoscenze, mancano della capacità di trasformarle in competenze, non da ultimo perché ‘analfabeti’ da un punto di vista emotivo e sociale.
La scuola europea di Monaco si trova ad affrontare queste problematiche a causa di ragioni differenziate, ma facilmente rilevabili.
Il primo e forse più incisivo problema è dato dallo scarso o pressoché nullo legame con il territorio sul quale la scuola sorge, con conseguente atteggiamento di utenti sradicati: la scuola si trova infatti in un quartiere residenziale a sud-est della città, ma la sua utenza proviene, nella stragrande maggioranza dei casi, da quartieri diversi e spesso anche da piccoli località della regione. Questo implica non solo un lungo percorso casa scuola, ma anche la difficoltà di instaurare relazioni con il luogo in cui in bambini e i ragazzi trascorrono la maggior parte della loro giornata e anche con i compagni stessi.
Il secondo problema è dato dall’aspetto interculturale, di per sé un’opportunità pressoché unica di conoscere altre culture europee in una scuola che per definizione e per statuto tutela le minoranze, di fatto una realtà difficile da gestire per bambini che si trovano immersi in una realtà multiculturale molto complessa, ma che si rilevano incapaci di farvi fronte se non opportunamente sostenuti da scuola e famiglia. Il rischio è quello di sentirsi sradicati dal paese di origine, che può assumere la coloritura mitica del paese ideale, ma al tempo stesso di essere incapaci di farsi accogliere nel paese ospite, in quanto cittadini di serie B. Colpisce il fatto che la difficoltà di integrazione non sia un problema solo per le classi sociali più svantaggiate, ma anche per quelle più colte ed evolute.
Il terzo problema è dato dalla presenza, nella scuola, di un’utenza rappresentata per la stragrande maggioranza da figli di funzionari, ma anche dai figli di tutti i dipendenti della scuola e dell’EPO stesso. Ne risulta un forte discrepanza socioeconomica tra gruppi di alunni, che in alcuni casi si rivela essere anche culturale, ed una forma di sofferenza malcelata da parte dei meno abbienti per i compagni più fortunati. Ne risulta non tanto un comportamento positivo, teso a cogliere l’opportunità, quanto piuttosto un atteggiamento che oscilla tra il rassegnato e l’aggressivo, derivante da una lettura negativa della realtà: “per quanto faccia non avrò mai quello che hai tu”.
Il quarto problema è dato dalla presenza di famiglie spesso molto impegnate sul piano lavorativo, poco interessate ai reali bisogni dei figli, ma molto attente al percorso scolastico, che non deve prevedere smagliature di alcun tipo. Il minimo problema rischia di diventare, quindi, fonte di forte irritazione ed insicurezza, con conseguenti ricadute negative sul benessere di bambini e ragazzi.
Il quinto problema è dato dal regolamento della scuola, che prevede il distacco del personale docente presso la stessa per nove anni, al termine dei quali è previsto il rientro ai ruoli metropolitani. Questo implica, in alcuni casi, un calo nella motivazione dei docenti, consci del fatto che la prestazione messa in atto non servirà a mantenere la posizione acquisita, con conseguente ricaduta negativa nella didattica.
Il sesto ed ultimo problema è dato dalla gestione del management, costituito da un direttore generale e da due direttori aggiunti, uno per il ciclo materno e primario, l’altro per il ciclo secondario. Il fatto che i tre direttori provengano da nazioni diverse, che possano sussistere tra loro problemi di comunicazione non solo linguistica, ma anche culturale e che la delega delle differenti responsabilità sia lasciata ad ogni singola scuola e non sia chiaramente definita dalla normativa, implica delle zone d’ombra che si riflettono sulla gestione collettiva della scuola con ricadute problematiche a livello di condivisione degli obiettivi da raggiungere nell’ambito delle competenze sociali.Scolari ed alunni che possiedono spesso un ampio bagaglio di conoscenze, mancano della capacità di trasformarle in competenze, non da ultimo perché ‘analfabeti’ da un punto di vista emotivo e sociale.
La scuola Europea di Monaco di Baviera

La scuola Europea di Monaco di Baviera, presso la quale sono in servizio da sette anni, fa parte di un complesso sistema scolastico europeo, con altre 13 istituti dislocati sul continente in presenza di enti o agenzie che impiegano funzionari in servizio presso l’Unione Europea, è questo il caso delle grandi scuole di Bruxelles e del Lussemburgo, o presso agenzie europee diverse.
L’esistenza della scuola europea di Monaco è dovuta alla presenza nella capitale bavarese dell’Ufficio europeo dei brevetti, EPO, al cui interno prestano servizio funzionari provenienti da 35 paesi diversi. La scuola fondata nel 1977 per accogliere i figli di questi funzionari, si è fortemente sviluppata nel corso del tempo ed accoglie attualmente circa 2000 alunni dall’Infanzia all’ultimo anno del Liceo.
I grandi investimenti in termini di denaro (la scuola dispone di edifici con mense, palestre, laboratori scientifici e informatici e aule polivalenti per spettacoli teatrali di nuovissima generazione), nonché l’utenza, proveniente per la stragrande maggioranza da famiglie di cultura medio-alta e con potenzialità economiche di rilevo, rende problematico parlare di disagio scolastico nel senso comunemente inteso del termine. Di fatto, però, l’atmosfera che si respira all’interno della comunità scolastica, i problemi che ci si trova ad affrontare nei diversi ordini di scuola, i rapporti, spesso tesi, con le famiglie, rendono più che legittimo l’utilizzo di questa definizione.
Da che cosa è dato il disagio in una scuola che potrebbe costituire il fiore all’occhiello di ogni amministrazione, anche solo per i mezzi tecnici di cui dispone e per la gestione eccezionale di un piano di studi che permette di personalizzare il proprio percorso a partire dal ciclo primario?
L’esistenza della scuola europea di Monaco è dovuta alla presenza nella capitale bavarese dell’Ufficio europeo dei brevetti, EPO, al cui interno prestano servizio funzionari provenienti da 35 paesi diversi. La scuola fondata nel 1977 per accogliere i figli di questi funzionari, si è fortemente sviluppata nel corso del tempo ed accoglie attualmente circa 2000 alunni dall’Infanzia all’ultimo anno del Liceo.
I grandi investimenti in termini di denaro (la scuola dispone di edifici con mense, palestre, laboratori scientifici e informatici e aule polivalenti per spettacoli teatrali di nuovissima generazione), nonché l’utenza, proveniente per la stragrande maggioranza da famiglie di cultura medio-alta e con potenzialità economiche di rilevo, rende problematico parlare di disagio scolastico nel senso comunemente inteso del termine. Di fatto, però, l’atmosfera che si respira all’interno della comunità scolastica, i problemi che ci si trova ad affrontare nei diversi ordini di scuola, i rapporti, spesso tesi, con le famiglie, rendono più che legittimo l’utilizzo di questa definizione.
Da che cosa è dato il disagio in una scuola che potrebbe costituire il fiore all’occhiello di ogni amministrazione, anche solo per i mezzi tecnici di cui dispone e per la gestione eccezionale di un piano di studi che permette di personalizzare il proprio percorso a partire dal ciclo primario?
L'idea...
Nell’ambito dell’Innovation Lab avente per focus il disagio scolastico, ritengo che possa risultare interessante descrivere come questa ampia e complessa problematica sia vista in una realtà sui generis come quella delle scuole europee e come sia da queste affrontate
domenica 9 maggio 2010
Il blog è appena stato aperto per codividere alcune riflessioni su un argomento che da da pensare:
il disagio scolastico.
Si tratta di una realtà comune solo a pochi o molto più diffusa di quanto si voglia/possa credere?
Quanto può essere sfaccettata la realtà del disagio e come arrivare a comprenderla?
Quanto sono coinvolti i ragazzi e quanto gli stessi docenti?
La breve lettura di una specifica realtà scolastica tenterà di suggerire possibili risposte ad interrogativi sicuramente attuali
il disagio scolastico.
Si tratta di una realtà comune solo a pochi o molto più diffusa di quanto si voglia/possa credere?
Quanto può essere sfaccettata la realtà del disagio e come arrivare a comprenderla?
Quanto sono coinvolti i ragazzi e quanto gli stessi docenti?
La breve lettura di una specifica realtà scolastica tenterà di suggerire possibili risposte ad interrogativi sicuramente attuali
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