
La scuola Europea di Monaco di Baviera, presso la quale sono in servizio da sette anni, fa parte di un complesso sistema scolastico europeo, con altre 13 istituti dislocati sul continente in presenza di enti o agenzie che impiegano funzionari in servizio presso l’Unione Europea, è questo il caso delle grandi scuole di Bruxelles e del Lussemburgo, o presso agenzie europee diverse.
L’esistenza della scuola europea di Monaco è dovuta alla presenza nella capitale bavarese dell’Ufficio europeo dei brevetti, EPO, al cui interno prestano servizio funzionari provenienti da 35 paesi diversi. La scuola fondata nel 1977 per accogliere i figli di questi funzionari, si è fortemente sviluppata nel corso del tempo ed accoglie attualmente circa 2000 alunni dall’Infanzia all’ultimo anno del Liceo.
I grandi investimenti in termini di denaro (la scuola dispone di edifici con mense, palestre, laboratori scientifici e informatici e aule polivalenti per spettacoli teatrali di nuovissima generazione), nonché l’utenza, proveniente per la stragrande maggioranza da famiglie di cultura medio-alta e con potenzialità economiche di rilevo, rende problematico parlare di disagio scolastico nel senso comunemente inteso del termine. Di fatto, però, l’atmosfera che si respira all’interno della comunità scolastica, i problemi che ci si trova ad affrontare nei diversi ordini di scuola, i rapporti, spesso tesi, con le famiglie, rendono più che legittimo l’utilizzo di questa definizione.
Da che cosa è dato il disagio in una scuola che potrebbe costituire il fiore all’occhiello di ogni amministrazione, anche solo per i mezzi tecnici di cui dispone e per la gestione eccezionale di un piano di studi che permette di personalizzare il proprio percorso a partire dal ciclo primario?
L’esistenza della scuola europea di Monaco è dovuta alla presenza nella capitale bavarese dell’Ufficio europeo dei brevetti, EPO, al cui interno prestano servizio funzionari provenienti da 35 paesi diversi. La scuola fondata nel 1977 per accogliere i figli di questi funzionari, si è fortemente sviluppata nel corso del tempo ed accoglie attualmente circa 2000 alunni dall’Infanzia all’ultimo anno del Liceo.
I grandi investimenti in termini di denaro (la scuola dispone di edifici con mense, palestre, laboratori scientifici e informatici e aule polivalenti per spettacoli teatrali di nuovissima generazione), nonché l’utenza, proveniente per la stragrande maggioranza da famiglie di cultura medio-alta e con potenzialità economiche di rilevo, rende problematico parlare di disagio scolastico nel senso comunemente inteso del termine. Di fatto, però, l’atmosfera che si respira all’interno della comunità scolastica, i problemi che ci si trova ad affrontare nei diversi ordini di scuola, i rapporti, spesso tesi, con le famiglie, rendono più che legittimo l’utilizzo di questa definizione.
Da che cosa è dato il disagio in una scuola che potrebbe costituire il fiore all’occhiello di ogni amministrazione, anche solo per i mezzi tecnici di cui dispone e per la gestione eccezionale di un piano di studi che permette di personalizzare il proprio percorso a partire dal ciclo primario?
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